Non me ne voglia il lettore se ineludibili legami di parentela mi spingono a scrivere queste brevi note biografiche su Enrico Mineo, compositore non tra i maggiori, fratello di mio nonno paterno. Nato a Francofonte (SR) nel 1870, trascorse la seconda metà della sua vita sempre a Catania dove morì nel 1960 e questo lo fa a buon diritto ritenere catanese d'adozione. Fu allievo di Pietro Platania al Conservatorio di Palermo, poi studiò a Napoli al Conservatorio di san Pietro alla Majella e non ancora ventenne assunse la direzione dell'orchestra interna allo stesso istituto musicale. Svolse poi la carriera di direttore d’orchestra al “Manzoni” di Milano ed in altri teatri del Nord. Il suo esordio operistico avvenne al Teatro sociale di Varese il 29 settembre del 1896 con il dramma lirico in due atti “Un mafioso” tratto dall’omonimo dramma di Giuseppe Rizzotto, il capostipite del teatro verista siciliano a Palermo. Il dramma parla del perfido Don Nunzio, direttore di carcere, che fa imprigionare Gioacchino, al quale propone poi la libertà in cambio della sua rinuncia alla bella Nivea. Il giovane rifiuta. Ricevuto in carcere un coltello nascosto nel paniere, uccide il rivale. Altre opere furono: “Samar” rappresentata a Catania il 24 aprile del 1924 e calorosamente accolta dal pubblico, “Stella” rimasta inedita. Riapprodato definitivamente in Sicilia, avviò un’intensa e fortunata attività pianistica, producendo parecchia musica sacra e cimentandosi con successo anche nella cameristica. Ricordiamo qualche titolo di composizioni per pianoforte, autentici pezzi da collezione: Alba nel deserto, Canzone campestre, Capriccio, Marcia araba, Notti tunisine, Chanson de la Fileuse…