Page 141 - La via d'uscita
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non comprendeva solo la maestosità del vulcano e della
natura ad esso circostante, ma anche quanto l’intervento
dell’uomo aveva saputo fare per migliorare ed arricchire il
paesaggio preesistente.
Virginia aveva cercato di farle indossare abiti più frivoli e
adatti alla sua nuova condizione di donna libera. E in effet-
ti, specchiandosi come faceva da adolescente con la com-
plicità di Concetta, non si trovava così mutata. Il tempo era
passato, certo, ma aveva conferito ai suoi lineamenti un
che di interessante e di vissuto, una gravità che si mescola-
va al turgore ancora intatto delle guance e dell’incarnato,
tornato ad essere roseo, come una volta. Gli occhi si erano
forse un poco affossati, ma, conservando i bagliori guiz-
zanti ereditati dal padre, trasmettevano una pensosità in-
trigante, quasi magnetica. Eppure non si sentiva ancora di
indossare abiti più vistosi che le consentissero di mettersi
in mostra, come avrebbe potuto fare.
A Catania il Carnevale, giunto immediatamente dopo la
festa della santa Patrona, impazzava in ogni angolo e in
ogni cantone del centro, e non si poteva ignorarlo. E così,
dietro l’insistenza di Virginia e di Concetta, Agnese aveva
acconsentito a scendere per via per partecipare al rito delle
‘ntuppatedde. Un lungo e largo mantello copriva il corpo ed
il volto delle tre amiche, lasciando liberi soltanto un occhio
e la punta dello stivaletto. Rese così irriconoscibili le don-
ne potevano scorrazzare liberamente e farsi offrire dolci o
fare amicizia con uomini incontrati così per caso, senza ri-
velare la propria identità e senza essere necessariamente
accompagnate da presenze maschili che le proteggessero.
Fu molto divertente e fonte di risate; da quanto tempo non
rideva così?, si disse Agnese quando rientrata dall’insolita
serata, la concludeva con animo sereno.
Stava cominciando anche in Sicilia, anche a Catania un
lento e inarrestabile processo di emancipazione di cui si
cominciavano a vedere i primi segni; e fu con questo stato
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