Page 139 - La via d'uscita
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poco piacevoli, ma perché avrebbe dovuto condividerlo con
i suoi fratelli che per lei erano come estranei, e poi nessuno
di loro si era fatto avanti per proporglielo. Ma non si perse
certo d’animo. Non aveva perso i contatti con Virginia che
aveva ottenuto il lavoro e abitava in un grazioso quartino
del centro, ereditato dalla zia che aveva voluto rimanere
in convento. L’avrebbe accolta, almeno per i primi tempi,
finché non avesse trovato una sistemazione più stabile?
La risposta positiva non si fece attendere. Accompagnata
dalla fedele Concetta e con quel poco di corredo personale
che aveva con sé, le due donne presero alloggio nella casa.
Fu come nascere una seconda volta: riprendere, riappro-
priandosene, abitudini desuete, stratificate nel fondo del
suo vissuto, sovrastate da altre che le avevano cancellate
quasi del tutto. A volte si svegliava molto presto, all’alba
del nuovo giorno, con la sensazione precisa di doversi alza-
re per le preghiere mattutine; poi si rendeva conto, apren-
do gli occhi, che non era più nella sua cella, ma in una stan-
za diversa, arredata con mobili comuni che l’arricchivano e
la rendevano confortevole; la finestra non era quella, alta,
che si affacciava sul chiostro tante volte percorso, ma un’a-
pertura normale, munita di tendaggi da cui cominciavano
a provenire i suoni e i rumori di una città che si sveglia.
Se in un primo momento un senso di sgomento la per-
vadeva, facendole quasi perdere il contatto con la realtà,
poi subentrava una sensazione di benessere, di pacifica-
zione che le allargava il cuore. Si girava dunque dall’altro
lato, stiracchiandosi mollemente e qualche volta riusciva
anche a riaddormentarsi, per poi prendere al suo definitivo
risveglio, la tazzina di caffè che a tempo giusto le portava
la fedele Concetta.
Dopo un primo periodo di comprensibile adattamento,
Agnese si guardò intorno a sé e dentro di sé, chiedendo-
si quale sarebbe stata ora sua la sua vita, prima segnata
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