Page 137 - La via d'uscita
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LA VIA D’USCITA
Com’era prevedibile, la morte di Orazio Trigona accelerò
la conclusione del processo intentato da Agnese. Quanto
tempo era passato! Una decina d’ anni da quando aveva
inoltrato i primi documenti e scritto le prime suppliche.
Così, il 19 dicembre del 1764, le fu notificato l’esito positi-
vo della causa, cioè un fascicolo contenente tutta la docu-
mentazione a suo tempo prodotta. Tra queste carte, quella
che più interessava Agnese Trigona (con quale soddisfa-
zione poteva finalmente riappropriarsi per intero del suo
nome di battesimo, mentre quello di suor Maddalena della
Passione le era sempre sembrato un elemento estraneo e
appiccicaticcio!) era la restituito ad integrum, cioè il patrimo-
nio dotale che le spettava e di cui poteva prendere posses-
so, tolte, ovviamente, le spese del processo. Il timore che
esso potesse esserle sottratto con la scusa di qualche ca-
villo legale fu fugato dal fatto che quanto era stato dato al
convento al momento della sua monacazione discendeva
direttamente dal patrimonio materno, rendendolo inalie-
nabile.
Le altre consorelle accolsero l’allontanamento di Agnese
quasi tutte con gioia e partecipazione; qualcuna con una
punta d’invidia prontamente dissimulata e fu circondata
da abbracci, confidenze suggerimenti di ogni tipo. Il ricor-
do della disgrazia accaduta qualche anno prima a suor Be-
nedetta era ancora vivo in ognuno di loro; qualche tempo
dopo se ne erano saputi i motivi quasi tutti riconducibili ad
aspirazioni e desideri che erano in netto contrasto con la
sua situazione di monaca. S’era trovata infatti una lettera
indirizzata al padre confessore, don Lorenzo, che svelava
tutta la tragedia che aveva vissuto un’anima fragile come
la sua, dalla volontà debole e disturbata che si traduceva in
comportamenti bizzarri.
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