Page 7 - La via d'uscita
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FILASTROCCHE, GIRI DI PAROLE
“ ...Santuzza Rusulia rimita e bedda,
La vera rosa di nostru Signuri,
Non vosi né palazzi, né castedda,
Nemmeno friquintari cu signuri;
A Munti Piddirinu la so’ cedda,
Ca notti e jornu stava dinucchiuni,
Lodàmucci lu Santu Saramentu,
E Santa Rusulia la Virginedda ...”
Rossa, accaldata la faccia: si potevano distinguere i po-
melli come fossero due cerchi in mezzo alle guanciotte paf-
fute, turgide, al centro delle quali sbocciavano, come in un
fiore appena dischiuso, due labbruzze, più carnosa quella
superiore, socchiuse, in piena sintonia con gli occhi grandi,
spalancati in un’espressione estatica di stupore.
Concetta continuava ad impastare. Nella conca della fa-
rina aveva messo l’acqua, un poco di sale ed un panetto di
lievito che aveva preso da una brunìa in alto, accanto alla
piattaia. E, dopo averlo sbriciolato ed immerso nella polti-
glia biancastra, ci dava sotto, con un’energia ed un fervore
che sembravano raddoppiati dal pensiero che la sua bocca
esprimeva, articolando la voce con ritmo di cantilena.
Appoggiata alla madia, arrampicata su una sedia per ar-
rivare a vedere, Agnese aveva già le manine tutte bianche
ed il vestitino impolverato di farina. E rischiava di cadere.
La donna s’interruppe, forse prevedendo quello che poteva
accadere e rivolse i suoi occhi e un ampio sorriso alla bam-
bina che aveva preso a dire: “Ancoa, ancoa ...” contrariata
dal fatto che Concetta avesse smesso di cantare.
S’intenerì, perché, da quando era al servizio della famiglia
Trigona, Agnese la seguiva sempre, ovunque andasse, e a
volte avrebbe voluto sostituirsi a lei nelle faccende di casa;
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