Page 145 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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9 Molti furono gli argomenti addotti dal procuratore del Senato, il notaio
Carlo Mancino per convincere il Vescovo a cedere i territori di proprietà
della mensa vescovile; tra i più validi: l’utilizzo di territori improduttivi,
sciarosi e non adatti alla semina, il cui ricavato poteva essere impiegato
per la costruenda chiesa del Borgo; i riflessi non solo materiali, ma anche
spirituali dovuti al conseguente aumento della popolazione. Il vescovo
Bonadies, che da tempo aveva già attuato un programma di cessione in
enfiteusi di molte proprietà della mensa vescovile e si era prodigato per
aiutare le popolazioni colpite, non oppose nessuna difficoltà e il Senato
fu in grado di attuare il suo progetto che cambiò l’assetto urbanistico del-
la città (Adolfo Longhitano, Profughi e città nuove dopo l’eruzione del 1669)
10 “E passati almeno 12 giorni dall’immane sciagura, mentre ancora au-
torità e privati frugavano sconsolatamente fra le macerie per recuperare
in tempo quanto era possibile, gemevano di nuovo i torchi per conto
del Monastero che tornava alla vita. Non si davano fuori libri; era bensì
l’abate, don Ferdinando Gioeni, che con l’accento della più grande deso-
lazione, dava partecipazione ai suoi superiori delle perdite subite: ma se
si pensa che la sua umile lettera è il più antico documento che si conosca,
fra quelli a stampa, della città risorgente, si ha subito l’idea precisa della
sua speciale importanza.” (C.Naselli, Letteratura e scienza nel convento be-
nedettino di San Nicolò l’Arena di Catania)
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