Page 141 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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L’amore che la città mostrò per la cultura fu notevole, se si pensa
che l’Università fu la prima a riprendere la sua attività accogliendo
docenti ed alunni in baracche di legno improvvisate alla Marina,
mentre i monaci benedettini misero al sicuro, insieme con le sante
Reliquie i vecchi codici, le vecchie scritture, le pergamene, subito
dopo avere riesumato e seppellito i confratelli rimasti fra i rottami
della sconquassata badia. 10
Il Monastero dei Benedettini fu ricostruito nello stesso sito, dopo
un periodo in cui, immediatamente dopo il terremoto, i monaci
superstiti si erano stabiliti nella vicina località di Montevergine.
Non si badò certamente a spese per ripristinare l’antica, primitiva
sontuosità dell’edificio. L’idea era quella di trasmettere un senso di
grandiosità e ricchezza, consono alla vocazione dei Benedettini.
L’impianto cinquecentesco venne ampliato e completato con un
altro chiostro accanto a quello più antico, e non mancarono le opere
di rifinitura e decorazione, con finissimi intagli di pietra e marmi.
L’opera continuò per quasi tutto il secolo successivo, e il
risultato finale (a parte la facciata della chiesa rimasta incompleta)
suscitò l’ammirazione dei visitatori che avevano la ventura di
poterli vedere.
Molti viaggiatori stranieri che visitarono o furono ospiti della
prestigiosa costruzione, ne cantarono le lodi. Tra questi Brydone,
ad esempio, descrisse il Monastero come un palazzo più elegante
di Versailles, il cui scalone di marmo bianco è di una “magnificenza
regale”, lodò gli appartamenti ricchissimi, il magnifico giardino
sulla lava, con bei viali, aiuole ben disegnate, chiesa sontuosa
e bella, sebbene incompleta, e un bellissimo organo dal suono
potente ed armonioso…
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