Page 138 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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il campanile della cattedrale, seppellendo tra le macerie tutto il
popolo che vi si era radunato.
Il Seminario, la Loggia, l’Università, l’Ospedale e il Teatro
pubblico divennero un mucchio di pietre. In tutta la città non
erano rimasti in piedi che i due cappelloni della Cattedrale con le
adiacenti cappelle.
Rovinò anche il monastero dei Benedettini e sotto i massi
rimasero 32 monaci, dei quali 25 nel coro.
Un’immensa catastrofe chiudeva, come in un cerchio diabolico,
la seconda metà di questo secolo assai disastrato. La lava e la
polvere. Le coperture sciarose che inghiottivano ogni cosa l’uomo
avesse costruito, e lo sbriciolarsi repentino e violento di ogni cosa
costruita dallo stesso.
Padre Giacomo Moncada morì, con gli altri confratelli, sepolto
dalle macerie.
Lo stesso palazzo Moncada subì dei danni irreversibili: tutta
l’ala di tramontana si polverizzò come se non fosse mai esistitita
e la facciata mostrava un orrendo squarcio, come il ghigno di un
vecchio sdentato.
Mani pietose avrebbero in seguito trovato le spoglie dell’anziana
baronessa, ormai quasi settantenne, imprigionata, quasi incastrata,
sotto il pesante baldacchino che aveva sovrastato i suoi sonni
inquieti per tanto tempo.
Anche Cosimo, rimasto solo con la madre nell’avita dimora,
non sfuggì al medesimo destino, solo che lui fu travolto dal crollo
delle scale mentre tentava di fuggire.
E Costanza? Da molto tempo, ormai, la coppia non viveva più
insieme. Dimostrando un carattere ed una tempra su cui nessuno
avrebbe forse scommesso, esasperata dalla condotta licenziosa
ed irriguardosa di Cosimo che non si faceva scrupolo di portare
a casa le sue concubine, e che continuava a dilapidare il suo
patrimonio dotale, aveva deciso di intentare una causa per chiedere
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