Page 142 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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NOTE



           1  I primi insediamenti dei monaci Benedettini risalgono al XII sec., al-
           lorché sulle pendici dell’Etna venne eretta una cappella per i monaci
           infermi provenienti da Santa Maria di Licodia e da Paternò. In seguito,
           per volere di Federico III d’Aragona, vi si costruì intorno un monastero
           che prese la denominazione di “San Nicolò L’Arena” per la devozione a
           san Nicola e la presenza di terra sabbiosa, la “rena”, appunto.
           Intorno al Monastero si sviluppò il paese di Nicolosi. Il cenobio a poco
           a poco s’ingrandì ed acquistò sempre maggiore importanza e ricchezza,
           come testimoniano le visite di Eleonora d’Angiò e Bianca di Navarra.
           Nel 1506 entrò a far parte della “Congregazione Cassinense”. Ma l’i-
           solamento e la pericolosità dei luoghi, uniti al clima rigido, indussero
           i monaci a chiedere insistentemente il trasferimento a Catania, trasfe-
           rimento che fu accelerato dall’eruzione del 1536-37 e che avvenne nel
           1558, anno in cui iniziò la costruzione dell’edificio.

           2  La festa di sant’Agata è un esempio di festa destinata a rimanere immu-
           tata nel tempo, come si evince dal Cerimoniale del 1514. Da esso risulta
           fissata la distribuzione dei momenti portanti della festa che ritroveremo
           identici nel ‘600 e nel ‘700: corteo delle autorità cittadine, dei membri
           dell’Università e dei rappresentanti delle maestranze nei primi due gior-
           ni; luminarie e processioni civili nel terzo; processione nel quarto giorno;
           messa solenne ed esposizione delle reliquie fino all’ottavo giorno. (Gio-
           vanni Isgrò, Festa, teatro, rito nella Storia di Sicilia)


           3  La carica dei “vicerè” compare nel 1412, con l’incameramento dei beni
           di Sicilia da parte della corona d’Aragona. Da Fernando il Giusto in poi
           il governo del Regno fu affidato ad una o più persone di fiducia con com-
           piti particolari o generici, ma spesso collegati all’alto comando militare.
           Si trattava comunque di figure di primo piano (da “Sicilia aperta” di Santo
           Ligresti)

           4  Il moto popolare di carattere classista che era scoppiato a Palermo, si
           propagò anche in altre città siciliane; Catania, Randazzo, Patti, Bronte,
           Siracusa, Modica, Castelvetrano, Mazara. Agrigento e Sciacca insorsero


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