Page 139 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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l’annullamento del suo sfortunato matrimonio.
              Questa  iniziativa  era  assai rara  per  quei  tempi  e  le sentenze
           venivano  emesse  da  un  tribunale  collegiale.  La  richiesta  non
           era  stata  accolta  giacchè  il  matrimonio  era  stato  ampiamente
           consumato,  come  dimostrava  l’esistenza  dei  due  figli.  Ma
           l’intrepida Costanza dopo la sentenza non aveva più voluto fare
           ritorno al tetto coniugale e s’era ritirata, dopo avere affidato i figli
           alla  tutela  della  sua  famiglia  d’origine,  presso  il  Conservatorio
           delle donne Ritirate di Messina. E ciò era stata la sua salvezza.
              La famiglia che s’era formata in seguito alle nozze di Carmelo
           e Rosina era stata allietata dalla nascita di due robusti maschietti
           cui  erano  stati  dati  i  nomi  di  Giacomo  e  Girolamo, in  ricordo
           dei benefattori della coppia. Carmelo aveva mantenuto i contatti
           con il Monastero, ma aveva preferito trasferirsi in una masseria
           vicino Paternò, appartenente al Convento, dove prestava lavoro di
           bracciante agricolo e di addetto al trasporto di derrate alimentari,
           come faceva già prima. Il piccolo sussidio conferito a Stella si era
           rivelato molto utile nei primi anni di matrimonio, anche se non era
           stato mai più rinnovato.
              Per loro l’allontanamento dalla città etnea –che Rosina aveva
           accettato  a malincuore-  si era invece  rivelata  provvidenziale,
           perché  gli  effetti  del  terribile  sisma  avevano  risparmiato  quella
           parte della campagna e alla fine avevano potuto ringraziare a cuore
           aperto Chi li aveva salvati.
              Carmelo  s’era  subito  precipitato  a  prestare  la  sua  opera  di
           soccorso laddove  ce  ne  fosse bisogno.  Il  suo primo pensiero
           era  stato  quello  di  recarsi  subito  al  Convento,  ed  aveva  dovuto
           constatare con amarezza e desolazione che tra i monaci seppelliti
           sotto le macerie c’era padre Giacomo Moncada che già da un po’
           di tempo era diventato Priore del Monastero che amministrava con
           saggezza e spirito caritatevole.
              La città era un cumulo di detriti  e non si sapeva da dove
           cominciare. L’Amenano era stato in piena e le sue acque avevano



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