Page 77 - La via d'uscita
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te potremmo compiere questo percorso insieme, leggendo
               e chiarendo alcuni passi dell’opera per poi proporli a loro in
               forma semplificata. Che ne dici?”
                 Agnese  rimase  un  poco  sorpresa della  proposta,  ma  in
               fondo lusingata della considerazione che la superiora mo-
               strava nei suoi confronti. E poi, cosa avrebbe potuto ribadi-
               re? Sapeva che ogni desiderio della Superiora era un ordine
               a cui bisognava obbedire, così accettò di dedicarsi alla let-
               tura proposta.
                 Pensò anzi che poteva essere un’occasione per stornare i
               suoi pensieri dal groviglio in cui spesso s’intricavano, indi-
               rizzandoli verso una maggiore chiarezza e semplicità.
                 Molto l’attrasse all’inizio la splendida metafora con cui la
               santa identificava l’anima del fedele come una dimora di
               sua proprietà:
                 “La vita è come un castello, un castello di nostra pro-
               prietà, al cui interno è la camera da letto dove il Signore,
               padrone del castello e nostro amante, ci attende. Perché
               quella camera è anche la nostra camera, la camera d’amo-
               re che ci appartiene. Ma noi siamo fuori del castello, alle
               sue porte, a chiedere l’elemosina, senza comprendere che
               quel castello è nostro e vi possiamo entrare come e quando
               vogliamo. Viviamo di carrube fuori del castello eppure ne
               siamo i proprietari.”
                 Quest’incipit rappresentava egregiamente il senso di in-
               sipienza e di estraneità che ci porta come ad essere spetta-
               tori della nostra vita che ci scorre davanti come una storia
               che non è nostra, a farci provare dei desideri che non sono
               nostri, perché non sappiamo cosa realmente desideriamo.
                 “Possiamo considerare la nostra anima come un castel-
               lo fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo, nel
               quale vi siano molte stanze in successione una interna
               all’altra, come molte ve ne sono in cielo. Del resto, sorelle,
               se ci pensiamo bene, che cosa è l’anima del giusto se non
               un paradiso, dove il Signore dice di prendere le sue delizie?


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