Page 103 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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CAPITOLO XV
“Quand’anche io parlassi le lingue degli uomini e degli Angeli,
se non ho la carità, io sono un bronzo che suona o un cembalo che
squilla. Di più, avessi pure il dono della profezia, e conoscessi tutti
i misteri e tutta la scienza, e avessi una fede tale da trasportare le
montagne, se non ho la carità, io sono un niente. Anzi, se distribuissi
anche tutti i miei beni ai poveri, e dessi il mio corpo per essere
bruciato, se non ho la carità, tutto questo non giova a nulla.
La carità è longanime, la carità è benigna, non è invidiosa, la
carità non si vanta, né s’insuperbisce; non rifiuta nessun servizio,
non cerca il proprio interesse, non s’irrita, non tiene conto del male
che riceve, non gode dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità.
Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.” (dalla prima
lettera di s. Paolo apostolo ai Corinti).
Chino sulla sua scrivania, con vari testi sacri aperti sul leggio,
il giovane padre Moncada faceva scorrere il dito velocemente,
soffermandosi sui brani che lo interessavano di più. Domani,
durante il pranzo, sarebbe stato suo il compito di leggere un passo
delle Sacre Scritture che i monaci tutti avrebbero ascoltato in
perfetto silenzio.
Sì, gli sembrava proprio che le parole di San Paolo fossero le più
adatte alla circostanza. La città stava vivendo uno dei suoi momenti
più difficili: le malattie e la denutrizione dilagavano, l’ingiustizia e
le sopraffazioni erano all’ordine del giorno, l’ingordigia e l’avarizia
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