Page 107 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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quanto stava avvenendo. La gente s’incontrava agli angoli delle
           strade, nei ricoveri e nelle osterie ed era un continuo formarsi e
           scomporsi di capannelli, un tiro incrociato di botte e risposte, di
           supposizioni e di congetture.
              Qualche giorno dopo, quando cominciarono a vedersi le sinistre
           sagome  delle  forche  innalzate  nel  piano  del  Borgo,  e  su,  dalla
           porta d’Aci, e cominciò la lugubre processione per assistere alle
           esecuzioni, ogni cosa fu chiara, ogni dubbio fu cancellato.
              “Il capo?” “Antonio Sanches…quel giovane alto, sì, quello che
           spesso parlava con la gente, quello che…”
              “Ma è mai possibile?”
              “Volevano  fare  una  carneficina,  ammazzare  tutti  i  nobili,
           prendere il potere loro, aiutare così la povera gente!”
              “Benedetto il Signore! C’è gente così cattiva?”
              “Ci vuole giustizia a questo mondo, ma pensare di uccidere i
           cristiani…quelli che non ci colpano niente…”
              “Ma no, ma no, tutti hanno un po’ di colpa…E anche se hanno
           esagerato, penso che una lezione per alcuni nobili, ci vorrebbe,
           come…”


              Si seppe poi che Francesco Foti aveva mandato all’aria il piano:
           incontratosi col Raddusa, non aveva potuto nascondere un grande
           turbamento sul suo volto alla notizia dell’esenzione. Incalzato dal
           barone, alla fine aveva fatto i nomi di tutti i congiurati, dopo essersi
           fatto promettere l’immunità.
              Il barone Raddusa aveva convocato in un luogo segreto tutti
           i nobili, informandoli dell’imminente  pericolo. Nella notte
           stessa vennero arrestati quasi tutti i partecipanti alla congiura, e
           poco  tempo  dopo  molti  tra  essi,  insieme  al  loro  capo  Sanches,
           penzolavano dalle forche.









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