Page 112 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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più penetranti, lo sguardo meno bonario e limpido, il tono della
voce a volte aveva dei toni aspri.
Questo avveniva solo in alcuni momenti e in qualche circostanza:
quando c’era bisogno di far sentire le sue ragioni, il suo argomentare
diveniva fermo e deciso. E non ammetteva repliche. Ma non aveva
certo perduto affabilità e capacità di commuoversi davanti ai tanti
casi pietosi che giornalmente capitavano davanti ai suoi occhi, in
una città ferita e dolente che stentava a trovare il proprio equilibrio.
Lui ascoltava tutti, ed era sempre disposto ad offrire un aiuto
concreto ed una parola illuminata, sempre di conforto.
Adesso ragionavano con l’Abate su alcuni provvedimenti da
prendere a favore delle orfane che venivano estratte a sorte per
assegnare loro una somma da spendere in caso di matrimonio.
Quest’antica usanza prevedeva che le orfane dovessero avere
un’età compresa tra i 12 ed i 30 anni; fossero illibate, preferibilmente
appartenenti ad ottime famiglie e se no, non avessero mai lavorato
come serve o nelle pubbliche fontane. L’Abate voleva rispettare il
mandato così come era stato sempre attuato, nel suo antico rigore,
mentre Giacomo sosteneva che era necessario apportarvi qualche
modifica per renderlo più vicino ai bisogni del popolo.
Lui voleva estendere questo diritto anche ad altre giovanette,
inserendo nei bussolotti altri nominativi, e non solo quelli di
famiglie già note.
La proposta non aveva trovato tutti d’accordo. S’era riunito il
collegio dei decani e s’era poi deciso di valutare caso per caso,
secondo la necessità.
Padre Girolamo Altoviti aveva preso veramente a cuore la
triste sorte di Rosina; conosceva i risvolti dell’intera vicenda,
la poco caritatevole condotta della baronessa e l’inqualificabile
comportamento di Cosimo, che come tanti altri nobili, si
nascondevano sotto il velo di un finto perbenismo per potere fare i
propri comodi. Essendo nell’ambiente ecclesiastico, aveva invece
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