Page 98 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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preparati, forse l’eccitazione fremente che gli faceva galoppare il
cuore avrebbe ceduto il posto ad una più ragionevole fermezza.
Ecco perché le autorità erano per nulla o poco preoccupate da
questi rigurgiti rivoluzionari che si risolvevano nel giro di poche
ore, lasciando immutata la situazione che si prefiggevano di
sovvertire.
La mancanza di un piano organico e di un collegamento tra i
vari gruppi dei rivoltosi rendevano piuttosto debole la loro azione,
piuttosto ingenua la sua esecuzione, e la votavano al fallimento.
Non erano ancora i tempi di teorie che conferissero scientificità
ai fenomeni sociali, ma soprattutto in Sicilia –e questo si sarebbe
verificato anche negli anni a seguire- si finiva sempre per sostituire
una classe dirigente ad un’altra, per acquisire antichi privilegi
sottraendoli a coloro che li avevano sempre esercitati, ma
mantenendo la stessa ottica miope e limitata.
L’incontro alla chiesa del Tonnaro conferì gli incarichi ai
rivoltosi, precisò alcune modalità e fissò gli orari ed i turni di quel
fatidico venerdì.
Carmelo scivolò in silenzio tra le stradine assonnate e deserte
che lo conducevano al Monastero. Quando ebbe chiuso il pesante
portone si sentì quasi risollevato. Uno, su tutti, il pensiero
dominante: giustizia sarebbe stata fatta, ad ogni costo.
Quella notte Carmelo dormì un sonno agitato e delirante, sognò
inseguimenti, agguati notturni, lotte all’ultimo sangue. Vide se
stesso catturare e consegnare alla giustizia popolare gli artefici
di tanti misfatti, non potè trattenere la soddisfazione di avere
raggiunto il suo scopo. E poi si vide ricoprire l’incarico prestigioso
che aveva sempre desiderato, esercitandolo, però, con senso di
giustizia e grande umanità. Tutti lo acclamavano, lo riconoscevano
chiamandolo per nome, tutti avevano una preghiera o una richiesta
da fare, e lui ascoltava tutti; per tutti una parola e un cenno di
assenso.
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