Page 93 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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le damigiane d’olio e di vino!”
Carmelo aveva il dente avvelenato contro i padri che pregavano
per la salvezza delle anime, ma sembrava che non avessero alcun
interesse al benessere dei corpi, tuttavia si limitò nel parlare, per
non doversene pentire dopo.
Giacomo Moncada aveva assistito all’alterco un po’ in disparte,
col libro delle preghiere mezzo aperto segnato con l’indice della
mano destra.
“Bisogna parlare con l’Abate, subito!”
“Ma non è l’ora di ricevimento!” fece timidamente frate Alceste,
cominciando a balbettare, come tutte le volte che era in difficoltà.
“Vado io! Sono sicuro che mi riceverà!” e Giacomo quasi si
stupì nel sentire il suono della sua voce pronunciare queste parole.
Ma, del resto, sentiva che era venuto il momento di fare qualcosa.
E l’Abate avrebbe capito, sì che avrebbe capito…
Era la prima volta che si rivolgeva a lui in maniera così diretta:
finora i loro rapporti si erano mantenuti nella ritualità formale
che imponevano i loro rispettivi ruoli. Sapeva che l’Abate, uomo
affezionato al potere e legato al governo cittadino, rispettava il
suo nome e la sua casata per obblighi di convenienza, ma non era
sicuro che lo stimasse e lo apprezzasse veramente.
O che ci fosse tra loro una vera consonanza d’idee.
“Oh, fatti avanti, Giacomino…”
Lo trovò seduto al suo scrittoio, intento ad osservare delle carte.
“Padre Abate, non volevo disturbare il suo lavoro, ma mi corre
l’obbligo di renderla partecipe di una situazione, per così dire,
incresciosa…”
Il religioso, staccando per un attimo lo sguardo dalle sue carte,
alzò il sopracciglio sinistro, pose la mano destra sul desco e attese
così, con la mente divisa a metà, quello che l’ex baronetto aveva
da dirgli.
Da quando aveva assunto la guida del Convento non erano
pochi i problemi che aveva dovuto affrontare: la minaccia
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