Page 97 - Miette Mineo - La lava e la polvere
P. 97
“Chi è là? Parola d’ordine!”
“Parola d’ordine a te!” risposero delle voci concitate. Era il
segnale convenuto. Carmelo riconobbe le voci di Antonio Sanches,
di Michele Cataldo, di Claudio Tranchino e di Francesco Foti.
Si riconobbero e si abbracciarono come se non si vedessero da
parecchio tempo. Parlavano pianissimo, anche se sembrava non
esserci nessuno nascosto tra i cumuli di pietre.
“Allora è deciso! Agiremo il prossimo venerdì, quando tutti i
patrizi saranno radunati nel palazzo del Senato per la delibera…”
“Circonderemo le entrate, io porterò un pugno di uomini
fedelissimi e armati fino ai denti!”
“Li uccideremo tutti, uno per uno, e prenderemo finalmente il
governo della città!”
“Avete pensato alle uscite sul mare? Se ci prendono, o se
qualcuno dovesse dare l’allarme, dobbiamo lasciarci una possibilità
di fuga…”
“Ci ho pensato io! Ci saranno delle barche ad attenderci…dei
pescatori che conosco molto bene..!”
Avevano parlato in modo concitato, sovrapponendosi l’uno
all’altro, con espressione tesa, per la gravità del momento.
Il gioco s’era fatto duro, pesante; erano arrivati ad un punto di
non ritorno. Ora o mai più.
Un rumore improvviso li fece trasalire. Si zittirono
immediatamente con l’orecchio teso e il cuore impazzito.
Era solo un falso allarme: una cagna randagia frugava tra i
cumuli di spazzatura, mugolando alla ricerca di cibo.
Un sorriso nervoso illuminò ancora i loro volti contratti. Non
era più il caso di rimanere là, e decisero di incontrarsi in altra
sede, perché quel posto era troppo pericoloso. Si allontanarono
alla chetichella, facendosi luce con le fiaccole, fino alla chiesa del
Tonnaro. Lì avrebbero messo a punto ogni dettaglio del loro piano.
Se Carmelo –o qualcuno dei congiurati- avesse potuto prevedere
l’esito e lo svolgersi degli avvenimenti così minuziosamente
97