Page 11 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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il fresco della marina nelle giornate più calde. Spesso si faceva
musica.
Se lo sguardo si spingeva ancora più avanti, in fondo si pote-
va vedere il braccio meridionale del golfo che s’insinua nel mare
come per dominarlo, e acumina la sua estremità per formare il capo
di santa Croce dietro cui sorge Augusta.
Era lì che Rosina avrebbe voluto passeggiare con Carmelo: sen-
tire quell’odore salmastro e lieve che ti entra nel petto e ti alleg-
gerisce i pensieri, resi troppo grevi, a volte, dagli stenti e dalle
preoccupazioni di una vita fatta solo di sacrifici e di piccole cose
senza importanza. Avrebbe voluto –Dio solo sa come!- che le sue
braccia forti la cingessero piano piano alla vita e che la sua risata
scrosciante le facesse tornare un po’ di quel colorito che spesso non
trovava più specchiandosi di nascosto durante il suo servizio, nella
momentanea assenza di occhi indiscreti.
Appena un mese prima, alla festa di sant’Agata, Rosina aveva
conosciuto Carmelo; un incontro destinato a farla rimanere parec-
chio tempo con un pugno chiuso, conficcato nello stomaco e la cer-
tezza matematica, assoluta, che non avrebbe mai potuto guardare
nessun altro con gli stessi occhi.
La gente aspettava le ultime notizie sul percorso della lava: si
sapeva che continuava copiosa il suo cammino e aveva già inghiot-
tito, oltre Nicolosi, campi, vigneti e casupole e puntava dritto verso
Catania.
Molti abitanti dei paesini si erano dati alla fuga avendo perso
ogni loro avere, avevano ottenuto ospitalità negli orfanotrofi e nei
ricoveri pietosamente messi a loro disposizione dalla generosità
del Vescovo e del Senato. Le notizie si facevano confuse, tumul-
tuose.
Qualcuno diceva che il fiume rovente aveva già travolto le ulti-
me fortificazioni e si dirigeva verso il Monastero dei Benedettini. 1
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