Page 15 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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CAPITOLO II
L’eccitazione di Rosina e delle sue compagne era palpabile
come la sabbia quando si fa scorrere tra le dita ed evanescente
come fa la stessa che si perde, in mille granelli dispettosi che sfug-
gono dalla mano che si apre a ventaglio.
Il misero cortiletto su cui si affacciavano le altrettanto misere
casupole era tutto un risuonare di risate e gridolini, di sbattere di
porte e di trambusto che spezzavano il grigiore e la monotonia che
vi si avvertivano normalmente.
Sua zia la chiamava a gran voce “Rosina, Rosina! Vieni a con-
trollare il braciere! Chiudila questa porta, che entra freddo! Ma
dove ti sei cacciata?”
L’aveva accolta come fosse sua, questa figlia della sorella che
era morta di stenti e di malattia in una delle tante, terribili carestie
che s’erano abbattute sulla città quindici anni prima. Lei, che ave-
va lavorato come conversa presso le suore benedettine, aveva tenu-
to con sé la bambina, assistita dalla pietà caritatevole della madre
superiora ed aveva ottenuto in usufrutto, ormai diventata vecchia e
impedita nei movimenti, questo bugigattolo, non lontano dal con-
vento, che era appartenuto ad una suora deceduta senza lasciare
eredi.
“Una vera fortuna” avrebbero pensato persone della stessa con-
dizione che vivevano ammassate in luride stamberghe in cui non
penetrava neanche un filo di luce.
Ignazia, detta Ignazina, aveva dunque mantenuto nel tempo una
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