Page 16 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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vera e propria venerazione nei confronti delle buone suore che le
           avevano consentito di avere un tetto sopra la testa, le avevano inse-
           gnato le buone maniere e qualche lettera dell’alfabeto che aveva ri-
           prodotto, con amorevole cura, su scampoli di stoffa ottenuti duran-
           te il suo lungo servizio, ricamandovi sopra le iniziali della nipote.
              Queste pezze, insieme ad altre carabattole di poco conto, costi-
           tuivano il suo “tesoro”, raccolto e stipato in un contenitore basso,
           di legno scuro e tarlato che aveva foderato internamente con foglie
           di  vite  che  venivano  periodicamente  rinnovate  affinché  il  legno
           non venisse a contatto con esse.
              Due o tre convinzioni o sentimenti primordiali erano ben radi-
           cati nella mente e nel cuore di Ignazina: l’amore per la nipote che
           avrebbe voluto vedere accasata con un giovane adeguato e lavora-
           tore, la riconoscenza perenne per le buone suore ed il risentimento,
           che sconfinava nel rancore per diventare quasi odio, nei confronti
           dei monaci benedettini che avevano negato a sua sorella e ad al-
           tri poveri nella stessa situazione, aiuto e sostentamento alimentare
           quando era scoppiata la carestia, pur avendo i magazzini pieni. Al-
           meno così si diceva.


              Finalmente Rosina era entrata col viso ancora rosso per l’ecci-
           tazione e s’era drappeggiata sulla persona lo scialle nero e lungo
           che s’era tenuto da conto per le grandi occasioni. Quest’ultimo era
           un regalo che la ragazza aveva ricevuto per il suo servizio presso
           la baronessa Moncada. Non era nuovo perché era capitato nelle sue
           mani dopo molti passaggi, ma lei lo conservava come una reliquia
           della santa Patrona.
              “Come sto?” aveva chiesto alla zia, poi s’era coperta completa-
           mente la testa, lasciando soltanto una fessura per gli occhi.
              La zia aveva capito a che cosa serviva quella “mascherata” e
           aveva sorriso con i pochi denti che le erano rimasti.


              L’indomani avrebbe avuto inizio la festa di sant’Agata e questa



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