Page 12 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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Era questa una costruzione robusta e massiccia che sorgeva nel-
la parte più alta della Cipriana, o del Parco, come comunemente
veniva chiamata con nomi differenti quella parte della città che in
passato costituiva l’antica acropoli greca. Sorgendo proprio vicino
alle mura di confine, aveva assunto quasi la sembianza di una for-
tezza vera e propria, come testimoniavano una torre di avvistamen-
to ed i possenti muri perimetrali.
I monaci si erano trasferiti a Catania definitivamente dopo alter-
ni soggiorni tra le alture meridionali dell’Etna e la sede vescovile,
prendendo possesso di quei luoghi ed iniziando la costruzione nel
1558.
Vent’anni dopo, nel 1578 i religiosi vi si erano stabiliti in pom-
pa magna, orgogliosi di avere innalzato un edificio così prestigioso
in un sito così ricco di storia.
E davvero questo luogo era tra i più ammirati di una città che
vantava parecchi, importanti monumenti che la rendevano tra le
maggiori dell’isola. Aveva al suo attivo un grande giardino con
ogni genere di piante, ed in seguito era stato aggiunto un gran-
de chiostro con colonne di marmo bianche e ricchi ornamenti.
Quest’ultimo, ancora incompleto al momento dell’eruzione, ave-
va forma ottagonale e mostrava pilastri, sculture ed archi in pietra
bianca, mentre per il basamento era stata utilizzata la pietra lavica.
L’edificio comprendeva la chiesa e il monastero vero e proprio;
aveva forma quadrata e intorno al chiostro si snodava la serie dei
dormitori ripartiti per i monaci, per i novizi, per la foresteria e
l’infermeria e poi officine, cucine, biblioteche.
Una vera roccaforte, un luogo protetto ed esclusivo che nel cor-
so degli anni era diventato sempre più un centro di potere.
Sta di fatto che i monaci da tempo avevano quasi dimenticato
la loro naturale attitudine alla preghiera e ai lavori artigianali, cosa
che invece aveva caratterizzato la vita dei primi cenobi etnei, che
tanto sollievo e decoro avevano dato alle popolazioni locali. Già a
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