Page 52 - Miette Mineo - La lava e la polvere
P. 52
tetro, così ristretto e angusto.
Sembra in questa vicenda del tutto assente il padre dei due
ragazzi, quell’ Augusto che era morto cinque anni prima per aver
contratto delle febbri malariche durante uno degli estenuanti
viaggi nelle sue proprietà. Un uomo rigoroso, un po’ austero,
perennemente assente, che aveva assicurato alla sua famiglia agio
e prestigio sociale, ma aveva dato poco di sè e della sua personalità
all’educazione dei figli, demandandola completamente alla moglie.
Svagato, a volte quasi evanescente, ma pieno di grandi
affettuosità e tenerezze: così lo ricordava Giacomo, sapendo di
somigliargli molto. Distaccato, un po’ cupo e severo avrebbe detto
Cosimo che aveva avuto la fortuna di praticarlo due anni più del
fratello.
Il silenzio del Monastero, il lungo porticato interrotto dalle agili
colonne, le celle dei novizi ed il coro in cui s’intrecciavano i canti
e le laudi rivolti al Signore. Tutto ciò era piaciuto a Giacomo fin
dal primo momento in cui vi aveva messo piede, ancora ragazzino
tremante e dallo sguardo incerto, accompagnato dalla mano salda
del padre.
Amava correre ed esplorare i sentieri del grande giardino ricco
di ogni specie di alberi e di fiori, respirare l’odore della terra
bagnata dopo una pioggia, assistere con acerba curiosità ai lavori
che i monaci più anziani compivano con sicura perizia sugli orti
ricchi di piante aromatiche da cui traevano rimedi e medicamenti
di antica memoria.
Sapeva che questa era la sua vita, e lo sarebbe stata forse per
sempre: una vita fatta di devozione e di preghiera, intervallata
dai numerosi incarichi ufficiali che i monaci avevano in seno alla
società, arricchita dalla intensa operosità e dal continuo lavoro,
fisico e intellettuale insieme.
Non sfuggivano a Giacomo i numerosi privilegi di cui poteva
godere nel convento, così come non gli sfuggivano le misere
52