Page 57 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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CAPITOLO VIII
L’abate Claudio Caponetto, riconfermato dieci anni dopo
alla guida del glorioso e sontuoso monastero, osservava con
consapevole amarezza le perdite inflitte dal catastrofico evento. E
faceva la conta dei danni.
La lava aveva sommerso interamente i giardini esterni, le
stalle e le cantine, aveva prodotto lesioni nei dormitori di ponente
e di tramontana, danni peraltro facilmente riparabili, ma la
chiesa appariva irrimediabilmente compromessa. I l campanile
era crollato coprendo con le sue macerie l’interno dell’edificio
rendendolo inagibile. Occorreva sgombrare e pensare ad una
soluzione; un convento non può vivere e operare senza avere al
suo fianco un luogo di culto.
Carmelo Battaglia si fece timidamente avanti dopo aver bussato
alla porta e avere chiesto ripetutamente permesso. Ma il religioso
non l’aveva sentito.
“Signor abate, scusatemi, ma sono qui per una preghiera!”
“Avanti, Carmelo, entra!”
“Volevo dirle, abate illustrissimo, che il tetto della stalla,
l’unica più a sud, è crollato, il muro si è abbattuto ed ha travolto
la povera Nerina che è rimasta schiacciata. La povera bestia soffre
terribilmente, e così vorrei chiederle il permesso di abbatterla al
più presto…”
“Ma sì, certo, se non c’è altro da fare…”
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