Page 59 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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Andarono dunque nelle cucine che erano state miracolosamente
risparmiate perché la lava si era proprio fermata a ridosso del muro
esterno. E questo anche per i buoni uffici dei monaci, che si erano
adoperati con sacchi pieni di segatura a deviare, o perlomeno a
contenerne il tragitto.
Quello che frate Alceste tentava di dire con il suo accento un
po’ imbastardito dalle parole dialettali era che la pesante cappa che
copriva i fuochi ed il braciere centrale, era crollata inaspettatamente
ed i frammenti dei pesanti mattoni erano schizzati in ogni dove,
rendendo quasi impossibile l’accesso.
Occorreva dunque provvedere con urgenza e tempestività: ne
andava di mezzo la sopravvivenza dei monaci che potevano, sì,
contare sull’aiuto caritatevole delle famiglie più ricche di Catania,
ma che mai avevano elemosinato alcunché dal momento che la
Provvidenza li aveva sempre aiutati.
“Andate da Carmelo, ditegli che appena avrà finito con Nerina,
selli subito un cavallo di quelli che sono rimasti e corra alla grancia
di Paternò e si metta d’accordo con i monaci di là per fare portare
subito, con un carro allestito per la bisogna, quanto occorre di
derrate alimentari per fare andare avanti il monastero per un po’
di tempo, almeno fino a quando non si saranno riparati i danni più
consistenti.
Nel frattempo si può allestire una cucina di fortuna nel chiostro,
all’aperto, dato che la stagione lo permette…”
“Sarà fatto, vado subito ad eseguire…”
E sparì, sollevando al suo rapido passaggio una scia di polvere
che i calcinacci e le macerie non ancora sgombrate producevano
rendendo l’aria irrespirabile.
L’indomani mattina, sul presto, Carmelo si stava preparando
per compiere la sua missione di rifornimento alimentare. Non era
nuovo a queste incombenze, che venivano effettuate periodicamente
e che servivano ad aumentare i depositi di cibo, peraltro già molto
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