Page 64 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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occasione di far festa era buona, ogni pretesto per ridere suscitava
entusiasmo.
Alcuni dei villani più accorti, che avevano messo da parte
qualche bottiglia di buon vino scampata all’invasione delle pietre
ardenti, ricordavano cantando la vendemmia, non senza inveire
contro i bottai malfidati che avevano travasato il vino buono nei
recipienti delle ricche dispense riservando quello guasto per i
contadini più poveri:
“Lu mastru vuttaru ‘mpozza ssiri mutu,
Pirchì ‘nta lu patruni ha tramazzatu,
Tutti li dispenzi ha riscirutu,
L’acitu pri li viddani nn’ha sarbatu,
Ca si partiu tantu arrisurbuto,
Speru ca sempri ha cariri malatu,
Chista n’è stata vencia ch’a n’avutu,
Ca li viddani nn’ha malu trattatu..
Come si può vedere, anche nei momenti di gioia e di
spensieratezza, gli antichi odii affioravano sempre, a ricordare
disparità ed ineguaglianze.
Casa Moncada si era liberata dall’evento con comprensibile
sollievo, ma senza eccessiva preoccupazione. Sufficientemente
lontana per essere seriamente minacciata dalla lava, aveva sofferto
soprattutto per le brutte notizie che venivano dalle proprietà, dalle
campagne e dai casolari sulle pendici dell’Etna. Cosimo aveva
compiuto frequenti sopralluoghi in quelle zone, tornandone sempre
con la desolazione dipinta sulla faccia.
Ma se sembravano irrimediabilmente perduti i noccioleti e i
castagneti di Mascalucia e Nicolosi, tutte le proprietà al di là della
piana godevano di ottima salute e tra non molto avrebbero dato il
frutto sperato.
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