Page 50 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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aveva ricevuto dall’abate (unico tra i novizi) il grande onore di
           tenere  un’asta  del  baldacchino  che  avrebbe  coperto  la  preziosa
           reliquia custodita nel reliquario, durante la processione.
              Dal piano del Monastero, dove il santo Chiodo era stato esposto
           alla  pubblica  adorazione  su un altare  posticcio,  i  Benedettini,  a
           piedi scalzi, coronati di spine, senza scapolare e con torce, tutti
           i  rimanenti  ordini  religiosi,  le  Compagnie  e  le  Confraternite  in
           abito da penitenti, gli Zoccolanti coi flagelli per battersi a sangue
           e una folla enorme di popolo, accompagnarono la santa reliquia
           portata dall’Abate, presenti il Vescovo e il Senato cittadino. Dopo
           aver  tagliato  il  quartiere  del  Corso,  raggiunto  un  punto  delle
           mura cittadine da cui si poteva vedere la lava, il Vescovo salì sul
           Bastione, pronunciò un discorso e impartì la benedizione solenne;
           quindi il corteo fece ritorno al Monastero.
              Spesso  la  devozione  popolare  era  l’unico  appiglio,  l’unica
           forma  di  consolazione  e  di  speranza  in  un’epoca  così  avara  di
           risorse materiali e così priva di sentimento di giustizia e di equità:
           la plebe reagiva con intensa partecipazione emotiva, che sfiorava
           spesse volte la superstizione, per ottenere quei risarcimenti che ben
           altrimenti si sarebbe dovuto concedere.
              Il sentimento religioso, che sfiorava spesse volte la superstizione,
           veniva così a supplire le vistose carenze  dell’amministrazione
           pubblica.  Ecco  quindi  il  pullulare  e  l’affollarsi  di  Conventi,  di
           Confraternite, di Ospizi ed Oratori dove la solidarietà e la carità
           potevano essere un efficace rimedio contro i mali del tempo.
              Giacomo Moncada già fin da piccolo pensava che l’osservanza
           della Regola potesse essere l’unico modo accettabile di vivere, e
           cercava di uniformare ad essa la sua condotta. Di carattere mite
           e meditativo, del tutto diverso dall’inquietudine  vagabonda del
           fratello maggiore, amava fin dalla tenera età la natura e gli aspetti
           più  nascosti  di  essa.  Mentre  Cosimo  preferiva  i  giochi  violenti
           e spericolati,  era facile  vedere Giacomo incantarsi  guardare un
           insetto piuttosto che prestare soccorso ad un passero caduto dal



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