Page 72 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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per gli infermi e per il battesimo degli esposti.
Adesso era rimasta veramente sola, e sapeva con certezza che
l’anziana zia non sarebbe più tornata nella cara, vecchia casupola
accanto al Castello.
Uscita dall’ospedale, si sentì catapultata nella realtà pulsante e
vitale della città: era lunedì ed i venditori stavano allestendo i loro
banconi per il Mercato.
Stordita e frastornata per la piega che avevano preso i suoi fatti
personali, si diresse con passo un po’ incerto verso il monastero di
san Benedetto, dove la zia aveva dimorato per lungo tempo, per
chiedere di essere accolta ed ospitata come la zia, tanti anni prima.
Il festoso saluto della suora portinaia, che la conosceva da
piccola, la rincuorò e chiese di essere ricevuta dalla Madre
Superiora.
Salì con animo incerto la preziosa scalinata che la conduceva
alla stanza dove avrebbe incontrato la religiosa; affacciandosi da
una balaustra rivide il chiostro colonnato che circondava il giardino
dove tante volte aveva corso e giocato in tutta spensieratezza:
un’onda di ricordi l’assalì, il calore bagnato delle lacrime le riempì
gli occhi costringendola a fermarsi per prendere fiato.
Questo sacro luogo, come tanti altri che affollavano la città,
aveva origini antiche, essendo stato fondato in periodo medioevale
da una signora dell’aristocrazia catanese rimasta vedova in
occasione di una battaglia combattuta dal proprio marito nella
flotta di Corrado Doria, capitano del re Federico d’Aragona.
A causa dell’ambiente malsano era stato trasferito un paio
di volte prima di approdare all’attuale sito, e si era subito
contraddistinto per il carattere spiccatamente aristocratico delle
sue adepte. L’intreccio tra interessi spirituali e risvolti socio-
economici confermava la tendenza dell’epoca, cioè la volontà di
consolidare il prestigio della propria casata attraverso l’uso del
sacro. E in tal senso la nobiltà di sangue era condizione e garanzia
del conseguimento della perfezione e della santità. 7
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