Page 73 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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Il  monastero  si  era  infatti  arricchito  e  sostenuto,  nel  corso
           del tempo, grazie ai proventi e alle donazioni delle famiglie più
           danarose  e  titolate  della  città  che  vi  riversavano  la  dote  delle
           proprie parenti in cambio di una collocazione prestigiosa in seno
           al monastero stesso.
              Era prevalentemente  preposto all’educazione  delle  fanciulle
           nobili,  ma  dopo  il  Concilio  di  Trento,  la  Chiesa  e  le  autorità
           cittadine cercavano di realizzare un progetto di moralità pubblica,
           favorendo  l’accoglienza  delle  cosiddette  convertite;  di  quelle
           donne, cioè, che avevano deciso di abbandonare una vita dissoluta
           attraverso la preghiera e l’espiazione.
              La popolazione delle monache che vi abitavano non era però
           molto  elevata,  ed  abbondava  il  numero  delle  monache  anziane.
           Vi facevano parte molte appartenenti alle famiglie più in vista di
           Catania, che rivestivano ruoli come quello di badessa o di madre
           priora che aprivano la strada all’acquisizione di ulteriore potere.
           Altre  religiose  ricoprivano  numerosi  incarichi,  come  quelli  di:
           dispensiera,  formentaria,  celleraria,  portinara,  gradara,  decana,
           ascoltatrice, economa, infermiera, speziaria…Non mancavano le
           serve o create, alcune delle quali al sevizio personale delle monache,
           che,  secondo  le  disposizioni  del  vescovo  Bonadies,  dovevano
           essere di ottima reputazione e sottoposte ad attento esame da parte
           della badessa e del vicario prima di entrare nel monastero.
              La speranza di Rosina era proprio quella di essere accolta come
           serva,  confidando,  per  questo,  nel  fatto  di  esservi  già  stata  da
           piccola, portata dalla zia.
              “Cara figliola, vorrei proprio poterti aiutare!”
                Maddalena Anzalone,  madre  badessa  del  Convento,  l’aveva
           accolta senza troppe affettuosità. Da poco chiamata al prestigioso
           incarico, non aveva conosciuto la zia Ignazina se non per sentito
           dire.
              “Purtroppo l’eruzione dei mesi scorsi è stata particolarmente
           dannosa per le proprietà del Convento poste alle pendici dell’Etna.



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