Page 70 - Miette Mineo - La lava e la polvere
P. 70
pensare ad altro! devi girare lo sguardo dove batte il sole, dove
c’è la mercanzia adatta, non stare sempre a rimuginare sugli stessi
guai!”
Rosina sorrideva schermendosi un po’, agitando le mani a
mulinello, e riprendeva il suo lavoro con più foga di prima, come
se volesse scacciare un pensiero molesto.
La verità era che Rosina intuiva, sia pure nella ingenuità
e nella esiguità della sua esperienza, che non era quello il vero
comportamento di Carmelo, che lui era in lotta con se stesso per
qualcosa di indecifrabile che non voleva ammettere, e che questo
lo portava a soffocare i suoi veri sentimenti.
Una sera passeggiavano intorno al castello Ursino contemplando
il nuovo assetto che il maniero aveva assunto dopo l’aggressione
della lava. 6
Il castello era arretrato di parecchie centinaia di metri; la lava
lo aveva circondato interamente ed il fossato era stato riempito
anch’esso. La sua sagoma svettante sul mare, che tanto timore
incuteva ai naviganti che si avvicinavano alla città, aveva perso la
sua eleganza, s’era attozzato e ristretto notevolmente. Il magma,
da poco solidificato, aveva un aspetto nero e poroso, non ancora
appianato e levigato, su cui erano state disposte delle passerelle di
legno che ne consentivano l’accesso.
Ciò non impediva che continuasse ad essere utilizzato per
il suo lugubre compito di prigione. Quella sera, sul far del
tramonto, furono attratti dal rumore di uno scalpiccio unito ad un
sordo battere metallico sul terreno. Alcuni prigionieri incatenati
venivano trasferiti per essere incarcerati. Il drappello era guidato
dal castellano con qualche soldato.
Il loro corpo era coperto di stracci, l’aspetto sporco e miserevole,
l’incedere, cadenzato dal ritmo uguale dei passi, su questo sfondo
di pece nera, rendeva la scena ancora più drammatica.
Rosina rabbrividì, stringendosi a Carmelo che si era fermato di
70