Page 13 - Corti di carta
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suono d’organo: intenso, solenne e struggente al tempo stesso.
               Girò lo sguardo tutt’intorno. Non riusciva a soffermarsi su un
            particolare che immediatamente la sua attenzione veniva irretita e
            catapultata in un’altra direzione, in mezzo a un trionfo di nuvole,
            putti, raggi dorati, marmi policromi.
               Se è vero che ogni stile architettonico comunica una propria
            visione del mondo e della vita, suscitando stati d’animo dei più
            diversi, Emma in quel momento si sentiva emozionata e confusa, ma
            intimamente convinta di sé e pronta ad affrontare qualsiasi cosa.

               In seguito avrebbe più volte ricordato quel giorno: i preparativi, la
            ricerca dell’itinerario e del mezzo di cui servirsi, il districarsi in quel
            dedalo di viuzze polverose e un po’ solitarie, dove a stento giungeva
            l’eco del traffico, in lontananza.
               Via dell’Orso, piazza Borghese, al numero 85, c’era una libreria
            all’angolo, la libreria “Rovetti”. Era questa.
               Emma entrò quasi strisciando.
               «Mi appunterò un fiore rosso sulla scollatura, un garofano, ad
            esempio».
               «Ed io recherò un guanto nella mano sinistra».
               Durante le ultime conversazioni avevano riso entrambi esorciz-
            zando così quel momento.
               “E se non mi piace?”. A volte la prima impressione può essere
            determinante. “Trovo una scusa, faccio finta che ho sbagliato e me
            ne vado”.

               “20, 21, 22, 23…” Emma contava le pillole rimaste. Non riusciva
            a ricordare quante ne aveva prese, di valeriane tra ieri e l’altro ieri. In
            fondo voleva solo dormire. E dimenticare. In fretta. Naturale, a base
            di erbe, non tossico.
               Suonò il telefono. Era Silvia.
               «Come ti va?».
               Un mugugno fu più eloquente di qualsiasi risposta.
               «Ti chiamo dopo, sai, adesso ho solo bisogno di rilassarmi, di
            dormire un po’, ancora…».
               «No, non va poi così male! Va bene, vengo, anzi telefono prima.
            Non so, domani, forse…».
               Il filo si aggrovigliava, così come i suoi pensieri, in quel momen-


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