Page 17 - Corti di carta
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UNA TAZZA DI CAFFÈ





               Come tanti nell’obitorio il corpo giaceva pietosamente coperto da
            un lenzuolo, sotto la luce impietosa del neon.
               Non s’era visto ancora nessuno: l’autopsia avrebbe dovuto comin-
            ciare di lì a poco, stando alle previsioni del maresciallo Ingarbuglia.
               Unico particolare degno di nota: un ciuffo di capelli nerissimi e
            scomposti che veniva fuori, inaspettatamente, dal lenzuolo.
               Si udì in lontananza un brusio che divenne vocio e scalpiccio, una
            volta che l’ampia bussola venne prepotentemente aperta permettendo
            l’entrata degli addetti.
               Il dottor Patti, medico legale da ormai tanti anni del paese di ***
            cominciava il suo lavoro, coadiuvato dai suoi assistenti Salemi e
            Grasso.
               Il sudore imperlava già la sua ampia fronte spaziosa e calva,
            scendendo giù fino alle guance grassocce e proseguendo fino al collo
            della camicia che nascondeva quello che era stato una volta il suo
            mento. Gli occhi, piccoli e porcini, spuntavano come spilli sotto gli
            occhiali spessi e rotondi.
               “Che   lavoro   ingrato!”   pensava   tra   sé   e  sé   girando   gli   occhi
            intorno. “A quest’ora sarei dovuto partire per la campagna con Rosa
            e Mariuccia, ed eccomi qua, a squartare questo pupo che ha pensato
            bene di togliersi dai piedi chissà perché!”.
               L’espressione pupo lui la usava sempre quando parlava di cada-
            veri per esorcizzare così lo schifo iniziale di quello che doveva fare.
               «Bisturi!».
                Una volta iniziata l’operazione la concentrazione del dottor Patti
            era così totalizzante e la sua mano così ferma e decisa che la sua
            persona stessa ne risultava trasformata, acquistando il suo fisico
            tozzo e grassoccio una nobiltà e una dignità insospettabili.

               Per quel ciuffo di capelli nerissimi s’era persa Mara, più di dieci
            anni prima. Aveva dodici anni Mara quando aveva conosciuto Turi.
            Occhi neri come due olive, pelle ambrata, fisico acerbo e promet-
            tente.
               Una bambina timidissima, ma risoluta. Occhi bassi – quarta di


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