Page 19 - Corti di carta
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Rincarava la dose suo padre che era più concreto.
               Entrambi però, erano pronti ad accoglierla a braccia aperte la loro
            figliola, quando avesse voluto, perché la loro semplicità contadina
            non escludeva tenerezza e perdono.
               Perché Mara pochi mesi prima era andata a vivere con Turi.
               In un assolato pomeriggio di Settembre, quando il sole tarda a
            morire, Mara aveva raccolto le sue poche cose e s’era ficcata nella
            sua macchina,  mentre  qualche  gallina e  Linda, l’ultima  nata,  le
            gironzolavano intorno.
               Ancora   oggi   si   chiedeva   come   aveva   potuto   rinunciare,   così
            semplicemente e con tanta naturalezza, alle cose che le sue coetanee
            sognavano   sfogliando   avidamente   i   fotoromanzi   che   l’edicolante
            metteva da parte per loro. Ma poi pensava che fosse inutile andare a
            ritroso sulle proprie decisioni, che appartengono solo al momento in
            cui si effettua la scelta.
               A lei bastava solo averlo accanto: la notte nel tepore tiepido e
            rassicurante del letto, la mattina quando, dopo avergli fatto il caffè, si
            accovacciava sulle sue ginocchia per prenderlo con lui e il profumo
            si diffondeva in cucina. Per il resto la sua vita era una lunga attesa;
            quando andava via per  cose da uomini, bimba mia!  e passavano
            lunghi giorni prima che facesse ritorno, stravolto e incattivito, col
            ciuffo nero sempre più spettinato e scomposto e nemmeno le sue
            carezze potevano calmarlo, nemmeno l’odore penetrante del caffè
            appena fatto.
               Ma Mara era paziente e i suoi giorni scorrevano come i grani di
            un rosario in attesa di una sistemazione, di un lavoro più sicuro.
               Poi erano cominciati gli interrogatori, le convocazioni, le accuse,
            gli arresti. Tutto in un turbinio di avvenimenti che ancora oggi Mara
            non riusciva a ricostruire con chiarezza.
               Ricordava sì, è vero, gli avvocati, il giudice, i testimoni, il brusio
            della gente, lo scampanellio che annunciava l’ingresso della Corte.
            Lui, insieme con altri in una gabbia. Gli occhi sbarrati di sua madre.
               Le sue lacrime la notte riempivano il cuscino. I vestiti informi di
            lui pendevano nell’armadio.
               Questa volta Turi l’aveva fatta più grossa delle altre: il coinvol-
            gimento era con un mafioso di calibro medio che teneva le fila di un
            traffico di scommesse clandestine e di sfruttamento della prostitu-
            zione.  C’era scappato  il morto,  e  Turi  era accusato  di  favoreg-


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