Page 23 - Corti di carta
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sembravano sfuggirgli incontrollate, per poi tornare alle poche,
stereotipate battute di sempre. Aveva un occhio gonfio dovuto a un
vivace scambio di opinioni con un compagno di cella.
Sulla strada del ritorno Mara appariva più curva e più stranita del
solito. Ma, quando, tornata a casa, salutò appena sua madre e le disse
che stava andando a riposare e che non voleva essere disturbata
perché si sentiva poco bene, nessuno si preoccupò più di tanto,
nemmeno Linda e Giacomo, che continuarono a litigare rincorren-
dosi per casa.
Mara dormì un giorno intero e una notte.
L’usciere del tribunale, leggermente claudicante a causa di una
brutta caduta avvenuta in tenera età, stava portando il vassoio con le
tazzine di caffè nella stanza del giudice Mazza. Già pregustava il
momento in cui, ne era certo, il giudice avrebbe sicuramente detto:
Vuole favorire anche lei?
Allora il gradevolissimo odore si sarebbe diffuso nella stanza
polverosa piena di incartamenti. E lui avrebbe sorriso, compiaciuto e
lusingato, accettando la gentile offerta che per un attimo lo accomu-
nava al magistrato.
Mentre girava pigramente il cucchiaino nella tazza, il dottor
Mazza gettò uno sguardo alle carte che attendevano di essere
esaminate. Erano i risultati delle ultime autopsie effettuate dal dottor
Patti.
In quella eseguita sul cadavere di Caruso Salvatore deceduto in
carcere lì 16/07/62 la diagnosi era chiara: morte per avvelenamento.
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