Page 25 - Corti di carta
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IL BUIO, LA LUCE





               Com’è potuto accadere, com’è stato possibile? Da quale nascosta
            piega avviticchiata dell’esistenza, da quale insoluto messaggio pri-
            mordiale?
               Se ci ripenso rivedo molti fotogrammi sbiaditi, molti particolari
            frammentati fino a che i profili si ricompongano in qualcosa di più
            evidente, di più significativo.
               Bisogna arrivare all’età di qualche anno prima di ricordare in
            maniera  più netta un colore meno  sbavato, un avvenimento  più
            preciso.
               Avrò avuto due, forse tre anni. Mia madre mi aveva accompa-
            gnato presso una struttura sanitaria per un vaccino, credo. Ricordo il
            bianco   delle   pareti,   il  verde   sala   operatoria  dell’infermiere   che
            ciabattava trascinando i piedi, gli occhi liquidi di un ragazzino con la
            testa fasciata.
               Ogni tanto rivedo una luce abbagliante e improvvisa, una luce che
            investendo gli oggetti circostanti, li fa apparire smorti e sbiaditi.
               Qual è il significato di questa luce? Perché vi sono lunghi periodi
            di buio fitto e nero che avvolgono e circondano il resto della mia
            esistenza?
               Adesso ho cinque anni, il vestitino buono della domenica con le
            maniche a palloncino e lo sprone tutto a piegoline. Corro felice ai
            giardini pubblici, sto giocando con altri ragazzini a chi corre più
            veloce, poi ci nasconderemo per farci trovare.
               Sono forte io, a correre: una piccola scheggia veloce. Poi ci sarà il
            gelato. No, la panna non mi piace. Devo stare attenta a non sbrodo-
            larmi, ho le mani appiccicose.
               Sono felice a quell’età? Ci sono sicuramente momenti di occhi
            strizzati d’intensa felicità, e poi momenti più bui di cui non ricordo
            nient’altro che una lunga sequela di avvenimenti banali.

               Marco è qui, accanto a me che sorseggia distrattamente il suo
            amaro mentre scarabocchia qualcosa con la penna.
               È   stata   una   fortuna   averlo   incontrato   cinque   anni   fa.   Il   suo
            cervello è capace di associazioni mentali così veloci che a volte


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