Page 21 - Corti di carta
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E dopo qualche bestemmia appena accennata, a mezza bocca
            faceva qualche nome, subito, però soffocato e confuso, non appena si
            rendeva conto che qualche guardia dietro le sue spalle avrebbe potuto
            sentire.
               Il   colloquio   continuava   poi   su   notizie   generali   riguardanti   la
            famiglia, su notizie riguardanti lei e alla fine, quando il tempo era
            ormai scaduto, un lampo negli occhi, un sorriso ironico quando,
            agguantato   il   prezioso   pacchetto   contenente   il   caffè,   lo   portava
            enfaticamente al naso per dimostrare il suo gradimento.
               Quando i cancelli s’erano ormai richiusi dietro le sue spalle un
            brivido percorreva Mara in tutta la sua persona.
               Cominciava a rendersi conto che esistono realtà molto diverse e
            tra loro inconciliabili; quel velo che aveva ostinatamente  voluto
            tenere sugli occhi cominciava poco a poco a scostarsi, al di là della
            sua volontà.
                Ogni giovedì. Tutti i sacrosanti giovedì di ogni mese. Mara non
            lo sapeva perché una forza oscura la spingeva a questo che aveva
            ormai il sapore di un rituale. Riconosceva ormai ogni scossone e
            rallentamento che la vecchia corriera, lenta e sussultante compiva ad
            ogni curva.
               Lì, a sinistra un cartello indicava il bivio per**, un po’ più
            discosto a destra il vecchio abbeveratoio ormai semidiroccato segna-
            va inequivocabilmente la fine del rettilineo e l’inizio della salita
            finale.
               Frammenti di vita vissuta s’intersecavano a mozziconi di vita
            attuale, amari e aspri come una maledizione pronunciata urlando.
               «Buongiorno signorina, come va?».
               Il sorriso bonario del bigliettaio la scosse per un attimo dal suo
            torpore.
               Ormai tutti conoscevano quella figuretta sottile e un po’ dimessa,
            quella lunga treccia nera. E tutti erano gentili e premurosi con lei,
            anche la guardia carceraria, un giovanotto dall’aria pulita e brufolosa
            che le accorciava il tempo dell’attesa con battute e barzellette stantie.
               E tutti la guardavano sospirando con un misto di compassione e di
            rabbia. Mara se ne accorgeva e questo, anziché alleviarla, aumentava
            la sua disperazione.
               «Come sei pallida, figlia mia, dovresti distrarti un po’».
               «Potresti andare in città, con tua cugina che deve comprare il


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