Page 22 - Corti di carta
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vestito per il suo matrimonio».
               Ma questi inviti e queste timide aperture la lasciavano indifferente
            e apatica. Il suo pensiero era sempre là: a quello sguardo fintamente
            spavaldo, a quel ciuffo nero, che, scostato ripetutamente dagli occhi,
            reclamava carezze materne e comprensione.
               Non poteva, non voleva lasciarlo eppure desiderava che non ci
            fosse più.
               Nei momenti di dormiveglia, quando la parte più nascosta emerge
            dal profondo, Mara per pochi attimi dimenticava tutto e immaginava
            una vita serena e felice, normale; non sapeva come e con chi: i
            contorni delle cose sfumavano lentamente per lasciarle solo un senso
            di benessere vago e vaporoso.
               Poi si scuoteva da questo torpore e tutto ricominciava come
            prima.
               Era stato così, che, quasi senza accorgersene, il pensiero era
            affiorato alla superficie ed era emerso allo stato di coscienza. La
            prima volta non ci aveva fatto caso: ci aveva quasi sorriso; ma poi,
            col passare del tempo, ritornava così frequentemente che le risultava
            sempre   più   difficile   disfarsene;   infine,   negli   ultimi   tempi,   era
            diventato acuto e sottile come una lama, sempre presente nella parte
            più buia della sua coscienza. Impronunciabile anche a se stessa.
               L’orrore iniziale l’aveva lasciata senza fiato, tanto che aveva
            dovuto   correre   davanti   allo   specchio   per   verificare   se   era   stata
            proprio lei a formulare un’ipotesi così orribile e che espressione
            aveva la sua faccia.
               Poi si era abituata, come ci si abitua al tormento o alla schiavitù o
            alla pena dell’esistere.
               Quel giovedì se lo sarebbe sempre ricordato. Si guardava intorno
            con aria sospettosa come se tutti dovessero sapere o vedere qualcosa
            di strano. Aveva risposto al saluto del giornalaio, aveva azzardato
            qualche mozzicone di conversazione con il bigliettaio; cosa che non
            faceva mai, lei che era sempre ad occhi bassi. Aveva perfino finto di
            interessarsi agli sproloqui di Andrea, il sorvegliante che ne era così
            stupito che si poteva leggere un punto interrogativo sulla sua faccia.
               Poi il colloquio, come sempre. Il pacchetto, come sempre. I saluti.

               Questa volta Turi appariva più febbrile, più scatenato. Gli occhi
            guizzavano qua e là senza sosta; le labbra farfugliavano parole che


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