Page 27 - Corti di carta
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che fa da sfondo.
               Ho persino attrezzato una piccola camera oscura nel camerino di
            casa mia.
               Giro sempre con la macchina fotografica alla ricerca di qualche
            particolare, di qualche dettaglio che sfugge all’attenzione comune.
               Ormai non penso ad altro, non mi occupo di altro.
               La mia  biblioteca  s’infittisce dei volumetti della collezione  I
            grandi fotografi: Man Ray, Federico Patellani, Mario Giacomelli,
            Franco Fontana, per citare solo quelli che mi ricordo.
               Di quest’ultimo mi piace moltissimo l’uso del colore: assoluto e
            definitivo, improbabile e pastoso. Ci sono delle lunghe ombre nere
            che si stagliano e si prolungano tra i lampioni, o i marciapiedi, o
            qualche parete sbrecciata.
               E che dire di quella palma sospesa tra un muro rosa-shocking e un
            cielo così blu da sembrare dipinto?
               Mi faccio le ossa tra uno stage di fotografia e la pratica presso un
            fotografo-di-grido, tra il diploma  all’Accademia  e le mostre che
            affinano le mie conoscenze.

               Marco l’ho conosciuto ad una di queste mostre; gironzolava con
            l’aria tra il divertito e l’annoiato fingendo di prendere appunti per
            scrivere un articolo di recezione, o di commento, non so.
               Io ero con Katia e Walter, due miei amici che discutevano anima-
            tamente sull’opportunità di un’inquadratura e sull’uso dei filtri in
            quella fotografia.
               Noi ci guardavamo divertiti, preferendo soffermarci molto più
            quietamente su tutta una fila di paesaggi in bianco e nero.
               L’offerta di un salatino, una battuta spiritosa, lo scambio del
            telefono. Ah, sì, Walter lo conosceva, lui pure ricordava di averlo
            visto da quell’amico comune.
               Era fatta: tutto facile, troppo facile, perfino. La nostra storia è
            cominciata così: tranquilla e stabile fin dall’inizio da apparire noiosa
            al confronto delle turbolenze altalenanti di Katia e Walter, o dei
            mugugni rancorosi di Lucia e Paolo.

               Quello che ci unisce, in fondo, è qualcosa di semplice e raro nello
            stesso tempo, è la percezione simultanea che entrambi abbiamo di
            valutare le cose nello stesso modo e di allungare su di esse lo stesso


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