Page 14 - Corti di carta
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Un tonfo, improvviso e definitivo. Un precipitare inarrestabile in
chissà quale inghiottitoio della coscienza. Si svegliò così, nel cuore
della notte, con la bocca impastata, con la mente annichilita.
«U-no, du-e, tr-e». L’orologio scandiva il tempo del suo risveglio.
Meccanicamente si accese una sigaretta che era sul comodino.
L’amaro sapore della nicotina le irritò la gola. A questo punto dove-
va alzarsi, le coperte erano diventate come macigni.
Si guardò, meccanicamente, allo specchio. Non si piacque affatto,
questa volta.
Un episodio banale – in fondo – Emma si ripeteva che non era
successo niente di grave, che chissà quante volte, a chissà quanta
gente capita. Di essere piantata in un appuntamento come questo, al
buio.
La libreria era di quelle dove si può anche prendere un tè e un
dolce, parlare o leggere. Emma si era guardata un po’ timorosa, ma
aveva visto soltanto, in due tavolini un po’ distanti, una coppia che
parlava fitto fitto e una donna non più tanto giovane immersa nella
lettura di un libro, che distrattamente immergeva un biscotto nella
sua bevanda.
«Desidera prendere qualcosa?».
Un giovane alto e barbuto, senza collo le si era avvicinato
guardandola di traverso.
Lei aveva scelto un tavolino di mezzo da dove si poteva vedere
l’ingresso.
Un quarto alle cinque. L’appuntamento era alle cinque.
«Aspetto qualcuno, grazie, ordinerò dopo».
“30, 35, 40, 50 minuti”. Ormai era chiaro che non sarebbe più
venuto nessuno all’appuntamento. Né Pietro né chi-diavolo-ne-so a
quel maledetto appuntamento.
Come aveva potuto cascarci così, come un’idiota!
Il locale, intanto, si era infoltito di gente, l’atmosfera era diventata
più calda e accogliente.
Una musica di sottofondo si mescolava al brusio, alle risate. Quei
due accanto a lei continuavano a dialogare in un’intimità a dir poco
imbarazzante.
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