Page 13 - Tempo scomposto
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Qualche scusa fu mormorata anche dalle sue labbra. Non
senza una forma di inspiegabile turbamento, lei passò
avanti, mentre lui andava via.
Era cominciata così la sua prima giornata da single, nella
città che l’aveva vista con molti anni di meno e qualche
speranza in più. Dopo avere cercato qualche antica cono-
scenza e riallacciato la trama dei ricordi che le univa, aveva
deciso di essere indipendente e così, nonostante qualche
offerta di ospitalità, aveva trovato posto in un B&B non
molto distante dal luogo in cui avrebbe trascorso la mag-
gior parte del suo tempo. Una costruzione antica del cen-
tro storico: le era piaciuta subito, a prima vista e non se
n’era ancora pentita.
Le piacque riscoprire Catania, isolandone le diversità
che si erano accumulate nel tempo in cui ne era stata lon-
tana, e fu così che decise di ispezionarla a poco a poco, con
la prospettiva di un viaggio à rebours nei meandri della sua
memoria.
La prima meta del suo solitario pellegrinare fu la Villa,
avvolta dalla nebbia caliginosa dei ricordi, ma viva e pal-
pitante di emozioni. Fiore all’occhiello dei catanesi, da lei
poco frequentata, ma scoperta da universitaria, quando le
piaceva talvolta, nelle mattinate libere dalle lezioni, porta-
re con sé un libro tentando di studiare, piacevolmente di-
stratta, in realtà, dalle grida festanti dei bambini. Adesso la
trovava scura, incolta, disordinata. I busti dei famosi con
i nasi orrendamente mutilati o malamente riappiccicati le
diedero la sensazione di qualcosa che s’era deteriorato per
sempre e che non sarebbe più stato possibile rimettere in
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