Page 91 - Tempo scomposto
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- Mamma, ci sei?
                - Sì, amore, dimmi! Come sta papà? Come state? Pro-
              blemi?
                - Al solito. Volevo parlare con te, non vedo l’ora che ri-
              torni…
                - Tra poco, ancora qualche giorno di pazienza, devo con-
              sultare qualche altro testo e poi… ci siamo, prendo il bi-
              glietto.
                Manlio  s’era  ammalato  che  Bianca  non  aveva  ancora
              quattordici anni, una malattia lunga ed insidiosa che all’i-
              nizio tutti avevamo sottovalutato, lui per primo.
                SLA: ancora oggi questa sigla asettica, un acronimo in-
              significante di tre lettere, che potrebbe essere riferito ad
              un’azienda, o ad una multinazionale, mi rimbomba nella
              mente e mi si conficca nel cervello come un trapano ine-
              sorabile e tagliente, scompaginando e mettendo in fuga le
              mie certezze.
                - Lavori troppo, vedrai che è solo un po’ di stress più del
              normale.
                Cercavo di rassicurarlo: un uomo a cinquant’anni, nel
              pieno delle sue capacità fisiche e psichiche non può aver
              altro che un banalissimo stress da lavoro. Ed eravamo par-
              titi, una gita fatta noi due soli per distrarlo e fargli ripren-
              dere il vigore momentaneamente perduto. Matera fu la
              meta prescelta, ancora lontana dall’essere innalzata agli al-
              tari della fruizione di massa, ma noi, che già la conosceva-
              mo, in quella occasione l’apprezzammo molto di più.  Ci


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