Page 94 - Tempo scomposto
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restabile verso una dimensione di malattia che si sarebbe
stabilizzata solo molto più tardi. Una prima diagnosi, poi
una seconda, tra tremori e speranze, delusioni e sconforti,
con la mente lucida e consapevole, con la precisa percezio-
ne che tutto dipendeva solo da me e con una figlia adole-
scente da gestire, in un passaggio cruciale della vita, non fu
facile. Trascurai i miei impegni universitari limitandomi
a quel minimo sindacale di cui poi avrei pagato le conse-
guenze. Tutte le mie energie furono spese per Manlio e la
cosa più difficile era fingere ottimismo, regalargli il sorriso
e la speranza.
I suoi muscoli si erano indeboliti, tanto da rendergli dif-
ficile qualsiasi movimento, anche lo stare in piedi. Avver-
tiva difficoltà a deglutire e il suo modo di parlare, prima
così chiaro e stentoreo, abituato a farsi sentire anche nelle
parti più lontane di un’aula universitaria, divenne flebile
e impastato. Cominciò a stare sempre più seduto, fino a
rendere necessario l’uso di una sedia a rotelle, ma la cosa
peggiore di questa involuzione lenta, ma progressiva, fu
che le sue capacità cognitive non ne avevano risentito e
quindi si rendeva perfettamente conto di quanto gli stava
accadendo. Fummo costretti a prendere una persona che
mi aiutasse ad assisterlo e mi sostenesse nella gestione del-
la casa ogniqualvolta mi dovevo assentare. Rosa mi fu di
grande aiuto in questa triste contingenza della mia vita, e
le si affezionò moltissimo anche Bianca.
Spessissimo gli tenevo compagnia leggendogli brani di
libri che amava sentire, o aiutandolo nel suo lavoro, scri-
vendo e leggendo al posto suo. Per anni fui il suo braccio
e la sua voce, traducendo ed interpretando il suo pensiero.
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