Page 97 - Tempo scomposto
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molto più di un racconto di circostanza fatto a un amico
di lunga data o ad un esperto del settore.
Mi fermai un attimo e lui rimase muto, e, senza dire una
parola al riguardo, richiese un mio cenno di consenso cir-
ca la possibilità di allontanarci dal posto in cui eravamo
seduti per continuare la nostra passeggiata.
Svoltammo dopo la discesa e fummo subito in via dei
Crociferi. “La strada più bella di Catania” osannata da-
gli scrittori, scelta come teatro di storie e di film collocati
in tempi più o meno antichi dopo la sua riedificazione in
seguito al terremoto. L’aria fredda mi tagliava il viso e i ba-
gliori del sole che rimbalzava tra le crepe dei muri mi face-
vano socchiudere gli occhi, ma non potei fare a meno di
percepirne il fascino già sperimentato in condizioni sem-
pre diverse. O forse la suggestione di adesso era dovuta alla
presenza di chi mi accompagnava?
Mi fermai io, stavolta, non paga di osservare, per l’ennesi-
ma volta, quell’arco sospeso tra due muri volto ad assicura-
re la continuità tra le due parti dell’edificio delle Benedet-
tine. Antonio mi prese la mano.
- Il mio matrimonio è stato uno come tanti. Partito bene,
all’inizio, e poi naufragato in una ragnatela di incompren-
sioni e sottrazioni. Ero molto innamorato di Lucia o, al-
meno, credevo di esserlo. Mi piaceva molto fisicamente:
bruna, sottile, ma piena nei punti giusti, m’incantava
il tono della sua voce profonda che pareva provenire da
chissà quale dimensione carsica del suo essere. Non volli
sapere molto di lei: ero appena agli inizi della mia carriera
universitaria e tutto mi sembrava a portata di mano, mes-
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