Page 100 - Tempo scomposto
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Prendiamo un po’ di salsiccia, di quella cunsata col finoc-
chietto, l’arrostiamo nel caminetto, un po’ di pasta e via…
La casa la troviamo ancora calda! Ti faccio vedere il giardi-
no e l’orto. A mezzogiorno o pressappoco, quando arrivia-
mo, la campagna è bellissima!
Ed era bellissima davvero questa campagna, immersa nel
sole dell’inverno: un sole deciso che illuminava il cielo lim-
pido, senza nuvole. Prima di entrare dentro, mi fece girare
per il terreno, mostrandomi uno per uno gli alberi da frut-
to: due di arancio, i limoni, il ciliegio, i pruni, un carrubo
dalla chioma amplissima ed altri ancora, decantandomi le
loro qualità e la sua attività di coltivatore con l’impiego di
mezzi naturali.
M’incantai ad osservare il sottobosco, se così si può chia-
marlo, più selvaggio e incolto, con i roveti, che produceva-
no delle ottime more (a detta sua), i cespi di piante odo-
rose, come il finocchietto, il rosmarino e l’alloro, tra le più
grandi ed il basilico, la menta, la maggiorana, l’erba cipolli-
na… Mi ricordai allora della mia infanzia, passata nella casa
dei miei nonni materni, insieme con i miei cugini, quando
la campagna la vivevo davvero ed il divertimento maggiore
era proprio quello di percepirne gli odori, di confondermi
con la terra, di respirarne l’umore cangiante e mutevole
dato dal tempo e dalle stagioni. Per me, che vivevo tutto
l’anno tra i mattoni del paese e il cemento della città, il
contatto con la casa di campagna dei miei nonni materni
rappresentava una salutare boccata di aria pulita, una in-
consapevole rigenerazione del mio corpo. Tutti noi cugini
di diverse età ci riunivamo nel mese di agosto, prima che
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