Page 103 - Tempo scomposto
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mentato l’appetito e mangiai di gran gusto, in compagnia,
finalmente, io, che da qualche settimana m’ero abituata a
consumare pasti veloci e frettolosi qua e là, dove capitava
prima.
Il caffè, poi il dolcetto… Dopo un pasto in genere mi
viene un po’ di sonnolenza e qualche sbadiglio malcelato
confermò questo mio bisogno.
- Vuoi tornare giù, nella stanza della tua pensione? Se
vuoi ti accompagno, faccio in un attimo. Altrimenti, di
sopra c’è un letto nella stanza di mia figlia, potresti sdra-
iartici sopra, oppure fare lo stesso qui, accanto al camino,
mentre io finisco di sistemare… Decidi tu.
Sapevo che sarebbe successo qualcosa di inevitabile se
fossi rimasta, e non volevo confessarlo nemmeno a me
stessa, ma mi sembrava poco opportuno interrompere
quest’affiatamento casalingo che s’era creato per farmi
accompagnare con una decisione alquanto egoistica, così
non fui capace di acconsentire e mi fermai.
La vecchia Mirta, quella di tanti anni prima riemerse con
le sue complicazioni ed i suoi dilemmi: temevo quello che
poi sarebbe successo, eppure lo desideravo; avevo paura,
eppure una forza inarrestabile mi spingeva a rischiare.
Ancora a combattere con i miei sensi di colpa, come pri-
ma, come sempre.
Ma, almeno in quella circostanza non successe niente.
Fu così gentile e garbato da lasciarmi lì, sul divano a di-
stendermi con una coperta messa su alla meno peggio a
godermi il calduccio che il caminetto spento da poco con-
tinuava a diffondere mentre fuori cominciava a fare buio.
Lui preferì non riposare, ma armeggiare all’aperto, tra le
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