Page 123 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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CAPITOLO XVIII
Non era frequente che padre Giacomo si recasse a casa Moncada:
ciò avveniva in rare occasioni ufficiali, quando la baronessa dava
qualcuna delle sue memorabili feste, e aveva bisogno, sia pure per
rappresentanza, della presenza del benedettino.
Cosimo s’era sposato, qualche anno prima, con Costanza
Alessi. Un matrimonio perfettamente rispondente alle logiche di
ampliamento patrimoniale del patriziato catanese, che era stato
coronato da una sontuosa cerimonia che ancora qualcuno ricordava
e che la servitù delle due casate citavano ad esempio quando
volevano suscitare l’invidia dei loro pari.
Costanza Alessi aveva accettato con molto entusiasmo il patto
firmato dalle famiglie: ai suoi occhi Cosimo incarnava il prototipo
del principe azzurro; era bello e simpatico, aveva due occhi acuti e
penetranti che ti scavano l’anima, anche se –ahimè- aveva fama di
essere un inguaribile dongiovanni.
Per una ragazza della sua età e del suo ceto, al momento ciò
non costituiva un problema. Cresciuta dalle suore di san Placido,
aveva imparato la fine arte del ricamo e della musica, riuscendo a
coniugare l’amore filiale e l’amore di Dio con quello –più materiale
e terreno- per l’altro sesso.
Si dà il caso che –molto prima che conoscesse Cosimo- le buone
suore avessero trovato nel suo libro di preghiere un bigliettino
infiammato di ardenti parole d’amore mandato chissà da chi, e lei
non aveva voluto rivelare a nessuno chi ne fosse l’autore o come
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