Page 127 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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Cosimo era confuso e preoccupato. Una storia ormai vecchia,
passata nel dimenticatoio, dovuta ad una sua intemperanza
giovanile…E soprattutto temeva le ire della moglie in un
matrimonio che mostrava tutte le sue crepe.
Ma aveva fiducia nella discrezione del fratello, e si fece
rassicurare di ciò parecchie volte. Non poteva disconoscerne
l’autorità morale. Promise che ci avrebbe pensato, che avrebbe
dato una risposta.
Agata Moncada, intenta a farsi pettinare i lunghi capelli su cui
biancheggiava qualche filo di troppo, quella mattina era nervosa
e non sapeva perché. La giovane nuora aveva cominciato a darle
filo da torcere, con le sue continue richieste sull’andamento delle
proprietà. Voleva, anzi cominciava a pretendere il rendiconto
dettagliato delle rendite e delle spese sostenute per i lavori effettuati
nella masseria accanto al Simeto, che le era particolarmente cara
perché le era stata assegnata da un lascito della sua madrina cui era
molto affezionata. In alcuni punti il fiume era straripato e le acque
avevano invaso alcune coltivazioni. Occorreva costruire degli
argini e rinforzare quelli che la furia dell’acqua aveva distrutto. Ma
da dove prendere il denaro per le spese? I raccolti, quell’anno, non
erano stati particolarmente generosi e occorreva prima pagare dei
debiti che Cosimo aveva contratto. Debiti di gioco, ma suo figlio,
non aveva forse il diritto di divertirsi, ogni tanto?
Quando Costanza, che recava il piccolo Augusto piangente
in braccio, aprì la porta dello studio per cercare dove diavolo
fossero finiti marito e suocera e li trovò intenti in un’assai intima
conversazione, avvertì subito una fitta acuta di gelosia.
“Ci aspettano per il pranzo, venite?” fu tutto quello che
riuscì a pronunciare con tono brusco. Agata si ricompose
immediatamente e si alzò, porgendo il braccio al figliolo che lo
accolse immediatamente, e insieme si avviarono verso la sala da
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