Page 126 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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nostro colloquio. Il motivo della mia visita non è piacevole, né per
me, né per te. E quindi conviene affrontarlo subito”
“Caspita! Dev’essere proprio urgente…Accomodiamoci,
dunque”
E nei suoi occhi, per un attimo, comparve un guizzo irridente
e canzonatorio, che Giacomo riconobbe subito come appartenente
ad un passato non lontano, al passato, appunto, trascorso insieme,
tra i giochi e le rincorse spensierate.
“Certo ti ricorderai di una giovane servetta che è stata qui a casa
una decina di anni fa…Una certa Rosina Astuto…”
Giacomo scrutava il fratello per vedere che reazione provocasse
quel nome, e seguitò:
“Un mio carissimo amico, parroco della chiesa dell’Indirizzo,
mi ha raccontato una storia che avrei preferito mille volte non
sapere, che vorrei tanto non fosse vera…”
Man mano che il religioso procedeva nella narrazione, non
troppo lunga, per la verità, giacché non c’era moto da dire, un
certo imbarazzo andava a poco a poco dipingendosi sulla faccia
dell’interlocutore. Aveva chiaramente rimosso quell’episodio per
lui insignificante, peraltro, ma si preoccupava soprattutto della
reazione della moglie. Costanza cominciava a nutrire una certa
insofferenza per la sua condotta spregiudicata, e adesso temeva che,
se avesse saputo quest’ultima, la sua pace coniugale ne sarebbe
rimasta scossa, e aveva paura di qualche ritorsione economica,
dal momento che la sua gestione un po’ “allegra” del patrimonio
familiare richiedeva la necessità di attingere a quello della moglie.
“…Ti chiedo dunque di sanare questa situazione, perché vedo
che confermi la cosa, di mettere la mano alla borsa e di assicurare a
quell’innocente una cifra che serva al suo sostentamento. Ciò non
ti esimerebbe dalla colpa, di per sé grave, che hai commesso, ma
potrebbe riparare in parte il tuo peccato di leggerezza e di egoismo.
Peccato per cui è necessario che tu ti penta sinceramente, e per
questo c’è la confessione.”
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