Page 125 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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palazzo Moncada, così Agata non sarebbe rimasta sola; ed il
vincolo affettivo e sociale tra madre e figlio, fatto di connivenze
e sotterfugi, si rinsaldava a danno della giovane moglie, lasciata
spesso sola ed esclusa dai loro discorsi.
“Signorino Giacomo, che bella sorpresa!”
Il buon Giuseppe, servo da tanti anni della famiglia, e
particolarmente affezionato al secondogenito per averlo tenuto
sulle ginocchia, non stava in sé dalla gioia. Gli girava intorno,
baciandogli quasi le mani, offrendogli il suo aiuto.
“Il signor Cosimo è appena tornato dalla caccia, lo chiamo
subito! Ma che piacere rivederla, dovrebbe venire più spesso!”
Con un piccolo pungolo di nostalgia che gli mordeva l’anima,
il monaco salì l’ampio scalone che lo portava su, verso le stanze
del fratello.
In verità era molto amareggiato per quello che aveva in mente di
dirgli: la sua indole pacifica e serena, propensa a vedere più il bene
che il male, si ribellava a quest’ingrato compito; avrebbe preferito
fare discorsi molto diversi, abbracciarlo, ad esempio, oppure
rievocare i bei tempi della loro infanzia inconsapevole ed agiata.
Ma, nel contempo, le parole del padre Girolamo ed il suo accorato
appello, lo avevano colpito profondamente. Il suo innato senso di
giustizia, rinfocolato dal compito che era chiamato a svolgere, lo
costringevano a prendere le distanze dalle scelte del fratello, per
ottenere un qualsiasi tipo di risarcimento, seppure tardivo.
“Fratello carissimo, è un onore vederti qui, a casa nostra, è un
onore che non avrei mai sperato!”
Ancora con gli abiti della caccia, i capelli arruffati per la fatica
e gli occhi sgranati per la sorpresa, Cosimo gli si presentò davanti,
accarezzando il suo fedelissimo cirneco, da cui non si separava
mai.
“Mi dispiace disturbarti, ma non ho potuto rimandare oltre il
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