Page 23 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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CAPITOLO III
La baronessa, quella mattina, s’era svegliata con un gran mal di
testa e andava su e giù non sapendo cosa fare.
Si guardava nell’ampia specchiera dorata posta sul cassettone
della sua stanza, dove il grande letto a baldacchino, sorretto da esili
colonne tortili di legno scuro, la faceva da padrone, inghiottendo il
rimanente spazio dell’ambiente che pure non era piccolo.
Guardò con apprensione le coltri sollevate disordinatamente
in seguito alla notte trascorsa a rigirarsi inutilmente per prendere
quel sonno che poi era sopravvenuto soltanto all’alba, lasciandola
intontita e traballante.
Il colorito era pallido, due solchi bluastri le contornavano gli
occhi, i capelli le ricadevano sulle spalle in modo disordinato. Se
le amiche l’avessero vista! …
Si mordicchiò le labbra, con una smorfia di disappunto. La
baronessa Agata Ventimiglia dei marchesi di Gerace, vedova
Moncada, non si presentava mai in pubblico se non in perfetto
ordine e decoro. Le sue amiche l’ammiravano e l’invidiavano, per
questo; gli uomini le rivolgevano sguardi eloquenti e appassionati.
Suonò il pesante campanello. La servitù sembrava essersi
dileguata.
La sera precedente era quella conclusiva dei festeggiamenti
per la santa Patrona, e a casa Moncada s’era tenuto un gran
ricevimento, aprendo i saloni ed offrendo i balconi al passaggio
della Processione.
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