Page 37 - Miette Mineo - La lava e la polvere
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salutarono e, con fare un po’ impacciato, gli presentò la vicina di
casa.
Non poteva esserci occasione migliore: la ragazza sorrise in
maniera invitante e cercò di far capire il motivo della sua presenza.
Bastò qualche allusione alla mascherata di una settimana fa, allo
scherzo e all’inseguimento.
Il giovane sorrise imbarazzato, pronunciò qualche frase di
circostanza, ma Rosina capì, o credette di capire che non era
rimasto indifferente.
Gli disse il suo nome, il posto dove lavorava. Gli rivelò, senza
imbarazzo il suo domicilio.
“Abito vicino anch’io…”
Poi accadde tutto molto rapidamente, così rapidamente che la
frase rimase a metà, inghiottita dalla frenesia degli avvenimenti.
All’improvviso si sentirono urla molto forti, rumori di
colluttazione, improperie lanciate da ogni parte e ad ogni indirizzo.
La folla sciamava disordinatamente da ogni parte, furono anche
sparati dei colpi in aria; in un attimo i fumi densi dei botti e
lo scalpiccio concitato dei popolani fecero perdere il senso
dell’orientamento e dispersero quel gruppetto che conversava
pacificamente all’angolo delle due strade.
Confusa, pestata e impaurita, Rosina si diede precipitosamente
alla fuga nel timore di essere investita da quella valanga umana e
guadagnò rapidamente la via di casa.
Cos’era accaduto?
Episodi di questo genere non erano purtroppo infrequenti in quel
periodo. La gestione della processione era demandata dall’autorità
alle Corporazioni che lavoravano nella città, e che si occupavano
del reclutamento dei portantini e alla divisione dei compiti.
Tra i firrari ed i muratori già da tempo esistevano delle rivalità
dovute al diverso trattamento economico. Uno dei firrari, esasperato
per essere stato escluso da un compito molto ambito, aveva iniziato
ad inveire contro il rivale che lo aveva scavalcato. Erano volate
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